I manoscritti di Ramsberg. Un caso di abduction nella Svezia del XVIII secolo?
Quando si parla di casi di avvistamento UFO o di contatto con esseri extraterrestri, l’opinione generale delle masse è che questi appartengano ad una categoria di fenomeni relativamente recenti, figli del retaggio fantastico dell’epoca moderna.
In realtà, come hanno dimostrato gli studi di molti ricercatori ufologici (penso soprattutto a Jacques Vallée e alla “scuola” francese negli anni ’70-’80) sono moltissime le testimonianze, oggi storicamente documentate, di casi di contatto registrati nel corso dei secoli.
Alcuni di questi, come quello di cui si parlerà tra breve, hanno la particolarità di presentare tra l’altro incredibili somiglianze e affinità con recenti casi di “abduction” avvenuti in diverse parti del mondo, come quello di Travis Walton, il taglialegna americano scomparso a seguito di un presunto rapimento da parte di un UFO sotto gli occhi dei suoi compagni e poi ritrovato in stato di schock dopo diversi giorni, o dell’italiano Pier Fortunato Zanfretta, anch’egli testimone di ripetute esperienze di “rapimento” da parte di esseri extraterrestri.
Di casi simili se ne potrebbero citare moltissimi altri ma ho voluto limitarmi a questi due perché, al di là della loro fama, ci vengono riportati alla mente, per alcuni particolari, da un incredibile evento avvenuto in una isolata regione del sud della Svezia una sera di settembre del 1759.
Testimone degli incredibili eventi che stiamo per raccontare fu un giovane di 22 anni, di nome Jacob, figlio di un contadino della regione di Ramsberg, nel sud della Svezia, il quale sparì improvvisamente durante l’attraversamento di un lago della regione di Lonmora. Quando il ragazzo fu ritrovato, dopo 4 giorni di intense ricerche da parte di amici e familiari ovviamente preoccupati, non solo non aveva alcuna percezione del tempo trascorso lontano da casa, ma raccontò di essersi trovato improvvisamente in un altro luogo, alla presenza di uomini dalla piccola statura e dell’aspetto insolito che correvano intorno a lui.
Il resoconto completo della sua esperienza, di cui riporto di seguito la traduzione italiana, è giunto fino a noi grazie alla cura certosina del parroco della Chiesa di Ramsberg, di nome Vigelius, il quale annotò nei registri della parrocchia tutti i dettagli dello straordinario evento vissuto dal giovane raccolti dalla sua viva voce.
I registri manoscritti del parroco (di cui allego la riproduzione delle pagine interessate) sono ancora oggi conservati e consultabili presso gli archivi della Biblioteca di Uppsala in Svezia.
Di seguito il testo del resoconto redatto dal parroco Vigelius:
“La sera del 16 settembre 1759, il figlio maggiore del fattore Jacob Jacobsson, di nome Jacob, di età 22 anni, aveva attraversato il lago Vastra Kiolsjon per dirigersi all’abitazione di Anders Nilson a Lonmora, per consegnare del cibo destinato a lui e suo padre per la successiva giornata di lavoro nei boschi.
Tornando indietro, dopo aver attraversato nuovamente il lago, non appena ebbe tirato la barca sulla riva, gli accadde qualcosa di strano.
Davanti a lui apparve improvvisamente una strada larga e ampia.
Lui la seguì fino a raggiungere un ampio ambiente di colore rosso, ‘con edifici più grandi di ‘Gamlebo’ [termine ignoto]’.
Improvvisamente egli si trovò seduto su una panca vicino alla porta in una enorme stanza.
vide un piccolo ometto paffuto con un berretto rosso sulla testa, che sedeva all’altra parte di un tavolo, e una folla di altri piccoli ometti che correvano avanti e indietro. Erano in tutto e per tutto simili agli uomini ma di bassa statura.
Vi era tra loro anche una signora molto elegante e di bell’aspetto, più alta rispetto agli altri, la quale gli offrì cibo e bevande.
Il ragazzo rifiutò cortesemente dicendo: ‘No, grazie’.
I piccoli ometti gli chiesero allora se voleva rimanere insieme a loro ma lui rispose ‘Dio, ti prego, fammi tornare a casa da mio padre e mia madre!’
A quel punto il piccolo uomo con il cappello rosso disse: ‘Cacciatelo via, ha una bocca orribile! [minacciosa?]’.
In quello stesso istante, egli si ritrovò sulla riva del lago e da lì tornò a casa.
I suoi parenti quando lo videro lo accolsero pieni di gioia. Erano infatti molto preoccupati; insieme ai vicini lo avevano cercato ovunque nei boschi e sul lago.
Erano infatti trascorsi quattro giorni da quando era scomparso.
Quando finalmente fu tornato a casa, giovedì sera, egli non aveva toccato cibo o riposato per quattro giorni, eppure non mostrava alcun segno di appetito o di sete. Egli era inoltre convinto di essere mancato da casa solo per poche ore.
Il giorno seguente tutto era tornato alla normalità, tranne che per una strana sensazione che egli avvertiva nel suo corpo e nella sua testa.
Jacob ha reso questa testimonianza in mia presenza e in presenza dei suoi familiari il giorno di San Michele dell’anno 1759.
Aggiungo che questo ragazzo ha un carattere semplice, devoto e molto gentile. Egli è apprezzato da tutti ed è noto che ami trascorrere il suo tempo libero leggendo e contemplando le parole del Signore.”
Articolo e traduzione di Ivan Ceci
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